TFR ai fondi pensione: quali vantaggi per le aziende?
18 aprile 2025
Le misure compensative per i datori di lavoro che destinano il TFR alla previdenza complementare
La destinazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dei lavoratori ai fondi pensione rappresenta una scelta importante per il futuro previdenziale dei dipendenti, ma comporta anche implicazioni economiche significative per le aziende. Per bilanciare gli effetti negativi di questa scelta sui bilanci aziendali, la normativa ha previsto una serie di misure compensative che offrono vantaggi fiscali e previdenziali ai datori di lavoro. Vediamo nel dettaglio come funzionano questi meccanismi e quale impatto hanno sui conti aziendali.
Cos’è il TFR e come funziona la scelta della sua destinazione
Il Trattamento di Fine Rapporto è una componente della retribuzione che viene accantonata annualmente dal datore di lavoro e liquidata al lavoratore al termine del rapporto di lavoro. Per ogni anno di servizio, l’azienda accantona una quota pari alla retribuzione annua divisa per 13,5, successivamente rivalutata secondo un indice legato all’inflazione.
Al momento della prima assunzione nel settore privato, ogni lavoratore deve decidere se:
- Destinare il proprio TFR a una forma di previdenza complementare
- Mantenerlo in azienda
Questa decisione ha caratteristiche diverse nei due casi:
- La scelta di aderire alla previdenza complementare è irrevocabile
- La decisione di lasciare il TFR in azienda può essere modificata in qualsiasi momento
In assenza di una scelta esplicita, opera il meccanismo del silenzio-assenso: il TFR confluisce automaticamente nel fondo pensione previsto dal contratto collettivo di riferimento o, in mancanza, in un fondo residuale.
I benefici compensativi per le aziende
Per compensare la minore disponibilità di liquidità derivante dal versamento del TFR ai fondi pensione, le aziende possono beneficiare di diverse misure di natura fiscale e previdenziale:
Vantaggi fiscali
Le imprese possono dedurre dal reddito d’impresa una percentuale del TFR conferito ai fondi pensione:
- 6% per le aziende con meno di 50 dipendenti
- 4% per le aziende con più di 50 dipendenti
Questo si traduce in un risparmio effettivo sull’imposta sui redditi delle società.
Vantaggi previdenziali
Sul fronte contributivo, i datori di lavoro possono usufruire di:
- Esonero dall’imposta sostitutiva sulla rivalutazione del TFR: il TFR versato ai fondi pensione non è soggetto a rivalutazione a carico dell’azienda e quindi nemmeno all’imposta sostitutiva.
- Riduzione dei contributi INPS: è previsto uno sgravio contributivo pari allo 0,28% della retribuzione dei dipendenti che hanno conferito il TFR alla previdenza complementare.
- Esonero dal versamento al Fondo di Garanzia INPS: l’azienda è esonerata dal versamento dello 0,20% della retribuzione annua destinato al Fondo di Garanzia INPS (previsto dall’articolo 2 della Legge n. 297/1982), nella stessa percentuale di TFR conferito ai fondi pensione.
Un esempio pratico: confronto tra le due opzioni
Per comprendere meglio l’impatto economico di queste misure, consideriamo il caso di un’azienda con 20 dipendenti che eroga annualmente retribuzioni lorde per 480.000 euro, con un TFR maturato nell’anno pari a 35.560 euro.
Scenario 1: TFR mantenuto in azienda
In questo caso, l’azienda deve:
- Versare il contributo al Fondo di Garanzia INPS: 960 euro (0,20% delle retribuzioni)
- Effettuare la rivalutazione annua del TFR (1,80%): 640,08 euro
Il costo complessivo è quindi di 1.600,08 euro, pari al 4,5% del TFR maturato.
Scenario 2: TFR conferito a un fondo pensione
Se il TFR maturando (35.560 euro) viene versato a un fondo pensione, l’azienda beneficia di:
- Deduzione dal reddito d’impresa: 2.133,60 euro (6% del TFR trasferito)
- Risparmio effettivo d’imposta: 586,74 euro (calcolato con aliquota IRES del 27,5%)
- Riduzione degli oneri sociali: 1.344 euro (0,28% delle retribuzioni totali)
Il risparmio complessivo ammonta a 1.930,74 euro, superiore al costo sostenuto nel primo scenario, con un beneficio netto di oltre 330 euro.
Quando cambia il rapporto di lavoro
Nel caso di cambiamento del rapporto di lavoro, è importante considerare che:
- Se nel precedente impiego il lavoratore aveva scelto di mantenere il TFR in azienda, il nuovo datore continuerà con questa impostazione, salvo diverse indicazioni da parte del dipendente.
- Se il lavoratore aveva aderito alla previdenza complementare e ha poi riscattato interamente la posizione maturata, entro 6 mesi dalla nuova assunzione dovrà esprimere nuovamente la propria scelta.
- Se il cambiamento comporta la perdita dei requisiti di partecipazione al fondo precedente, il lavoratore deve indicare entro 6 mesi a quale forma pensionistica intende conferire il TFR futuro.
Considerazioni finali
Le misure compensative per i datori di lavoro rappresentano un incentivo significativo per favorire la previdenza complementare. Come dimostra l’esempio riportato, per le aziende può risultare economicamente più vantaggioso il conferimento del TFR ai fondi pensione rispetto al suo mantenimento in azienda.
Questo sistema di compensazioni è stato pensato per bilanciare gli interessi di tutte le parti coinvolte: da un lato garantisce ai lavoratori l’opportunità di costruire una pensione integrativa, dall’altro offre alle imprese strumenti per mitigare l’impatto finanziario di questa scelta.
Le aziende dovrebbero quindi valutare attentamente, caso per caso, quale scenario risulti più conveniente, tenendo conto delle proprie specificità dimensionali e organizzative.
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